Cuori solitari – Prima parte

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Fare ricerca seria (ma anche semi-seria) sul funzionamento del cervello maschile è un’occupazione a tempo pieno. Anche perché, riconosco, è un processo che accade da solo… indipendentemente che io sia al supermercato, per strada o spaparanzata sul divano con il Fidanzato Asburgico: registro continuamente informazioni che elaboro, a volte subito, a volte a scoppio ritardato. Immagino sia un talento innato.

Più raramente, le informazioni me le vado a cercare apposta. Un paio di settimane fa, ad esempio, ho avuto un’idea che non esito a definire brillante. Iscrivermi ad una pagina web, ad un portale per cuori solitari. Un terreno di ricerca assolutamente sconfinato – mi sento come in Dr. Livingstone di fronte alla foresta vergine.

Dopo una rapida ricerca la mia scelta è caduta su OkCupid. Per prima cosa è gratis – e la ricerca comparata del cervello maschile è un lavoro serio, ma spendere soldi per una roba così, un pochino mi pareva ridicolo. Secondo, è un portale molto internazionale, quindi le probabilità che qualcuno mi riconosca sono minime.

Ho anche preso un paio di accorgimenti per camuffarmi. Mi sono concessa un anno e un giorno più giovane, ho cambiato nazionalità e ho scritto tutto in inglese. Et voilà, sono improvvisamente single e alla ricerca di una relazione seria o di amicizie interessanti. Nel drop-down menù ho poi eliminatoflirt e one night stand, acchecaspita, questa è una ricerca seria.

Leggendo l’introduzione del portale ho visto che i profili senza foto non hanno grandi chance di essere presi sul serio. Mi sono quindi messa sul naso un paio di inutili occhiali dalla grossa montatura e mi sono calcata in testa un bel cappello giallo. Mi sono poi fotografata con l’autoscatto in una posa un po’ di sbieco e un po’ di traverso. Non è stato facile trovare lo scatto giusto, in cui non fossi troppo riconoscibile ma neanche troppo nascosta – che poi credono tutti io sia una racchia tremenda. Ci sono volute ore.

La prima sorpresa è che il profilo deve essere molto dettagliato. Una sorpresa piacevole: confesso ora una malsana passione per l’attività di riempire formulari. Il mio profilo – credetemi – è venuto fuori un capolavoro. Per gli utenti di OkCupid sono intelligente, spiritosa, ma anche un tantino inquieta. Non ho neanche barato troppo, magari ogni tanto peccato di omissione, ecco. Perché a inventarmi una storia troppo complicata faccio solo casini più avanti a ricordarmela tutta. Ho addirittura vinto un premio per il mio profilo.

Ero ancora lì che riempivo le caselline di età, dove hai vissuto, quanto sei alta, che mi è arrivato il primo messaggio personale. Pradip dall’India, ma che caro!

Ho cliccato sul messaggio e l’euforia si è sciolta in fretta. Dear Friend! cominciava, e sotto una pappardella da due A4 e mezzo. Accidenti, io sono qui da dieci minuti che riempio caselline e Pradip mi ha già scritto una lunghissima lettera d’amore personalizzata? Nonostante Pradip spergiurasse profondissimo interesse per la mia personalità, la puzza di catena di Sant’Antonio era impossibile da ignorare. Ho risposto chiedendo delucidazioni, se questa bella lettera rigurgitante buone intenzione fosse stata scritta davvero solo per me. Pradip si è offeso subito. Niente più dear friend, ma un brusco Madam! – proprio così con tanto di maiuscola e il punto esclamativo. Peccato. Tante buone cose, Pradip.

Il primo giorno su OkCupid l’ho trascorso rispondendo a centinaia di domande a scelta multipla. Serve al sistema per calcolare la compatibilità tra due persone. Ti piacciono gli animali? Come la pensi sull’aborto? Il sesso senza amore è tradimento? Fai la doccia tutti i giorni? E come con il riempire i moduli, confesso anche la passione per rispondere ai test a scelta multipla. Potrei andare avanti per settimane. Deve avere a che fare con la vaghissima tendenza all’autismo, quella che lo zio pediatra comunicò ai miei genitori con tanti di quei convenevoli e giri di parole, che loro ancora non sono sicuri di aver capito bene.

Finito di cliccare un numero sufficiente di risposte ho finalmente fatto la madre di tutte le ricerche: chi è la mia anima gemella? Click e trattenere il fiato.

La mia anima gemella, a voler credere a un algoritmo, è un tale Bearbuddy da Austin, Texas. Abbiamo il 96% di compatibilità e pare che tutto quello che è sopra all’80% sia strepitoso. Il fatto che Bearbuddy sia un allevatore di cavalli e che nella foto del suo profilo indossi una camicia hawaiana a maniche corte è stato palesemente ignorato. Hmpf, mai fidarsi di una macchina.

(segue…)